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Alimentazione e ferro

Come già detto i soggetti più a rischio sono le donne (ciclo mestruale), gli atleti di endurance (emolisi) e di alta quota, gli adolescenti in fase di crescita (aumentato fabbisogno) ed i vegetariani (ridotte entrate ed inibizione). Il ferro EME è assorbito molto più facilmente di quello NON EME contenuto principalmente nei prodotti non animali; pertanto, è opportuno distribuire al meglio entrambe le componenti.

 

Dal punto di vista nutrizionale è importante, pertanto, inquadrare questi soggetti a rischio, ottimizzando la componente nutrizionale: la vitamina C, la vitamina A e la carne rossa (specie muscolo) aumentano l'assorbimento di ferro, mentre i fitati (presenti specialmente nei legumi e cereali, soia e spinaci), il calcio, i polifenoli e tannini (tè e caffè) ne inibiscono l'assorbimento. Andrebbe pertanto valutata bene la distribuzione dei pasti specie in sportivi e persone con diete ad alto contenuto di carboidrati (ancor di più se integrali).

 

Bisogna inoltre ragionare bene sulla diagnosi differenziale ed identificare le cause di una carenza o anemia quando ci si trova di fronte ad un paziente: infezioni/infiammazione cronica (anche indotta dallo sport), IBD, celiachia, condizioni ereditarie, utilizzo di farmaci (FANS, antiacidi). Le cause possono essere molteplici e spesso subdole, portando sia il professionista che il paziente a frustrazione.

 

 

Nell’ultima parte vedremo infine quali sono i sintomi ed i disturbi che può causare un’anemia da carenza di ferro, i tipi e modalità di integrazione ad oggi disponibili, considerando che questa problematica così frequente può impattare non solo la qualità di vita ma anche la performance atletica.

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